“La verità è che solo comprendendo che l’atto del notaio, l’atto pubblico, è essenzialmente giudizio, si comprende che cosa sia il notaio.
Si comprende il prestigio (…) ma si comprende anche, nella disciplina della sua azione, l’esigenza della imparzialità, la regola della incompatibilità, la severa norma di vita professionale, l’obbligo del suo ministero e il correlativo dovere in certi casi di ricusarlo (…)
Si comprende soprattutto la fede che accompagna l’atto da lui redatto, che non è aggiuntivo esterno e convenzionale, una semplice forza probatoria, ma è una espressione stessa della funzione, cioè dell’assunzione pubblica della volontà privata, del valere di questa come volontà generale, in che consiste il giudizio.
Si comprende infine il Notaio (…) La sua libertà è intrinseca all’ufficio che svolge perché è un riflesso della volontà delle parti: il giudizio che si concerta nell’atto è indissociabile dalla libera volontà delle parti, perché è la volontà stessa delle parti che diventa, attraverso il notaio, giudizio.”